Tra gli incubi
ricorrenti di ogni proprietario di casa, c’è un tubo che si rompe. Piastrelle distrutte,
macerie da portar via e un muro da ricostruire e imbiancare: una gran seccatura
e un costo non indifferente. Tra le novità presentate a Restructura, c’è una buona
notizia per tutti quelli che tremano al pensiero di dover sistemare le vecchie tubature.
La ricostruzione
Dalla Svezia
arriva una nuova tecnologia in grado di ricostruire un impianto di scarico senza
demolizioni, ma grazie a una sonda che spruzza una resina plastica rinforzata in
fibra di vetro, in grado di aderire al vecchio tubo e crearne un altro in plastica.
«Quasi come fare un’endoscopia – scherza Paolo Fugazza, imprenditore milanese che
ha portato la tecnologia svedese in Italia –.Si risparmia con la demolizione e la
ricostruzione, se poi parliamo di un edificio storico i vantaggi sono ancora di
più: si può evitare anche il restauratore, oltre alle lunghe attese per i permessi
della Soprintendenza». Una tecnologia che dà una mano anche all’ambiente: non si
creano macerie, così non c’è nulla da portare in discarica e smaltire. Le resine
sono in base plastica, riciclabile al cento per cento e non rilasciano sostanze
nocive nei tubi. «Si tratta di un prodotto non ancora molto conosciuto in Italia,
ma testato con più di 40mila installazioni tra Svezia, Scandinavia, Olanda e Germania
– spiega Fugazza –. Al momento lavoriamo fianco a fianco della casa madre svedese,
così da insegnare il metodo anche al nostro personale. Si tratta di una tecnica
sofisticata, per cui serve una grande manualità. Non basta spruzzare il materiale:
se c’è un buco nel tubo, bisogna prima ripararlo inserendo delle toppe, delle sottili
foglie in fibra di vetro».
Tagliare i disagi
Tra i vantaggi
della tecnologia svedese, c’è la possibilità di intervenire senza creare troppi
disagi. «Noi lavoriamo sul tetto, così nessuno si accorge di quel che sta succedendo
– conclude Fugazza –.Se pensiamo ai grandi negozi dei centri storici italiani o
uno stabilimento, che non si possono permettere di chiudere per quattro o cinque
giorni, si colgono subito i vantaggi di un metodo così poco invasivo. Ma non solo:
pochi giorni fa siamo stati chiamati per un sopralluogo alla casa museo Bagatti
Valsecchi di Milano. Possiamo riparare il guasto senza aprire un cantiere e il museo
potrà restare sempre aperto».
Articolo da La Stampa di Torino del 23 novembre 2013
dedicato alle novità in edilizia a Restructura
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